Diario/Sante conversazioni

I difetti preservano le virtù4 minuti di lettura

Conchiglia

Quasi sempre, quando sono in mezzo alle persone, non riesco a funzionare come mi viene richiesto. La mia disabilità sociale dipende in parte da una conformazione neurobiologica particolare (grazie, mamma e papà 🥹) e in parte da cause ambientali (chi viene criticato a ogni passo e parola finisce per non camminare né parlare più; e quando è costretto a farlo, naturalmente incespica, per mancanza di pratica).

Poi, tra gli altri difetti, sono maniacale e ipersensibile. A volte la psiche (anima) mi chiede pietà, e comunque si sente legittimata a scaricare un po’ del peso che le addosso sul corpo. Per cui somatizzo: qualche giorno fa, per esempio, mi è venuto un mal di testa memorabile! Che mi ha impedito di fare quello che avrei “dovuto” o – meglio, forse – “voluto” fare…

“Memorabile” soprattutto perché è stato occasione di sviluppo di una tesi secondo me molto ragionevole. Se devo dirla tutta, questa riflessione è scaturita raccontando la mia disavventura a qualcuno… mi riferisco a un’anima con cui, en passant, mi sono lamentata dei miei vizi caratteriali, e che – illuminata – mi ha dato una risposta illuminante.

Anzitutto, mi ha dato della “precisina”. Vorrei presentarmi sempre al meglio; ma se effettivamente ci riuscissi, sarei paradossalmente meno precisa, perfetta. La conseguenza altamente probabile sarebbe diventare una superba di prima categoria, quindi una viziosa in tutti i sensi (la superbia è la scaturigine di tutti i vizi).

Esempio pratico: se la mia bellezza fosse perfetta, se non avessi nessun difetto estetico, e – prima di ogni cosa – se il mio carattere “difettoso”, viziato dalla timidezza e dall’insicurezza, non mi portasse a sottostimarmi e quindi a mortificarmi, facilissimamente diventerei preda della lussuria. Soprattutto questo succederebbe se non avessi la virtù cristiana [della modestia] a moderarmi.

Poniamo che uno (una!) non ce l’abbia: in quel caso, ancora di più i difetti di timidezza e insicurezza risulterebbero utili (in un’ottica soprannaturale).

“I difetti sono il recinto, la protezione delle virtù”, mi diceva quell’anima. Il riferimento, ormai dovrebbe esser chiaro, è ai difetti non peccaminosi. Che cattivi sarebbero, alcuni, se qualcosa non li limitasse! Quante ne combinerebbero, se ne avessero la possibilità!

Per questo motivo, è giusto SEMPRE rendere grazie a Dio, lodarlo anche per quanto di avverso ci affligge. Ricordate: siamo esattamente come Dio ha voluto (permesso) che fossimo. “Perfino i capelli del vostro capo sono contati”: niente, niente, niente, nemmeno del nostro aspetto, è casuale.

Il fine ultimo non è “avere successo sociale”, ma la salvezza delle anime. Per questo motivo, è inutile preoccuparsi delle apparenze e del concetto che gli altri hanno di noi, nella misura in cui questo non rileva ai fini… del fine ultimo.

In questo contesto di natura decaduta, c’è anche un’altra cosa di cui tenere conto. Una perla non può che rovinarsi, in mezzo ai porci, perdere la sua lucentezza e il suo pregio. Necessariamente dev’essere avvolta da un guscio meno nobile, per preservare il suo valore. È anche un po’ un bluff rivolto al diavolo, che alle apparenze bada eccome ed è più portato a lasciare in pace chi non pare un grosso nemico, per lui…: “Con tutti quei difettucci…!”.

La storia si ripete: “Potrà mai essere il Figlio di Dio, un poveretto nato in una stalla?”. Ma proprio in questo stava la Sua grandezza: “Quando sono debole, è allora che sono forte”.

Pertanto, quando progredirai nella perfezione cristiana e starai trionfando sui nemici della tua salvezza eterna, già dalla terra incomincerai a scorgere il tuo nome nuovo e quella divina sfumatura d’amore, alla quale ti ha chiamato singolarmente il Signore dalla sua Eternità Assoluta. Allora la tua sorpresa sarà grande, quando contemplerai come quel sottile aspetto amoroso della tua personalità corrisponde al disegno vagheggiato dal Signore su di te e anche ai tuoi più cari desideri, coscienti o subcoscienti, attuali e futuri, in questa vita e nel Cielo. Ti troverai colmo di speranza, quando potrai intravedere il tuo nome nuovo e il suo misterioso rapporto con le tue «qualità negative», che negli altri causano vergogna, risate o avversione. Lascerai di preoccuparti delle tue limitatezze e dei tuoi difetti, che non siano peccaminosi, perché li guarderai nella luce dell’Aldilà. Li accetterai come parte del dolore che ti corrisponde nella Redenzione, come stimoli per accrescere la Fede e l’amore di Carità, e come preziosi pegni e gradevoli pregustazioni della futura Beatitudine”.

P.S. Dopo qualche anno, ho finalmente capito anche quelle anime che si sono rese spigolose. In questo contesto di natura decaduta (quanto mi piace, questa espressione!!!), essere dolci non è sempre, con tutti, la cosa più opportuna. Specialmente nel trattare con alcuni, occorre essere fermi, e a volte è legittimo anche pungere. Soprattutto con chi “ci prova”: avvaletevi pure di questo meccanismo di difesa, per rimettere qualcuno al suo posto… Non sarà la cosa più perfetta in assoluto, ma… guardate alle rose: pensate avessero le spine, prima del peccato originale??? In qualche modo ci si dovrà ingegnare, per non farsi cogliere…

P.P.S. Vien da sé che ogni modifica che facciamo al nostro aspetto, la facciamo a nostro rischio e pericolo. Quanto meglio starebbero, molti, se semplicemente si arrendessero… chessò… alla canizie? Quante occasioni di peccato in meno avrebbero e darebbero, le donne in particolare, se non si camuffassero? Se all’appariscenza preferissero la genuinità?

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