Non solo la forma veicola la sostanza: la forma è sostanza. Lo sapete, amici?
Stasera mi sentivo tanto male (allora, vi assicuro che non sto sempre male… è solo che, quando scrivo, è facile che lo faccia animata da uno stato d’animo negativo). Ma sapete perché mi sentivo male? Perché, almeno in parte, non ero a posto esteriormente, formalmente!
Non appena ho (non) finito di lavorare al computer, ho dedicato un po’ di tempo alla cura personale. Soprattutto alla cura dei capelli. Io Sansone: lo dico letteralmente da quando sono piccola, che la mia forza sta nei capelli… Effettivamente, ora che ci penso, non è saggio che riveli così il mio punto debole; ma tra di voi non c’è nessuna Dalila, vero???
Anyway, il punto (non debole, di questo mio scritto) è: è molto facile che a un ordine e a una bellezza esteriori corrispondano un ordine e una bellezza interiori. Direi quasi che è matematico.
Cor hominis immutat faciem illius,
Sir 13,31
sive in bona, sive in mala.
È scritto: “Il cuore dell’uomo ne cambia il volto, sia in bene, sia in male“. Concorde Cicerone: imago animi vultus, indices oculi, “il volto è l’immagine dell’animo e gli occhi ne sono i sicuri indicatori”1De oratore 3,59,221.. Completiamo col Vangelo: “La lucerna del tuo corpo è il tuo occhio: se il tuo occhio è sano, tutto il tuo corpo sarà illuminato; ma se il tuo occhio è torbido tutto il tuo corpo sarà nelle tenebre. Se adunque la luce che è in te, è oscurità, quanto grandi saranno le tenebre!”2Mt 6,22-23..
Gli occhi in particolare, ma il volto in generale e il corpo, ancor più in generale, possono dire molto, sullo stato di un’anima.
Ma dove ero rimasta, col racconto mio personale?! Ah, ai miei capelli. Sapete cosa ci ho fatto? Ci ho fatto le trecce. Non proprio sette come Sansone, ma due. Vi assicuro che sono bastate a restituirmi l’allegria, la spiritosaggine infantile che di solito mi caratterizza.
Certo, non a tutti questo mio stile piace. Per esempio, quando eccedevo con gli accessori vezzosi, mia madre, quell’implacabile3Suonerebbe meglio “indomabile”, più poetico, ma sarei veramente irriverente 😬. specie di Adelaide Antici (con affetto, cara mammina 🥹), mi guardava diciamo… contrariata (chiaro eufemismo), per poi uscirsene con un quanto mai appropriato: “Che ti sei messa in testa?! [si noti: in senso letterale]”.
Ma io vado tanto fiera, del mio essere “così: bambina“. Soprattutto, stasera, mi è sorto spontaneo il seguente pensiero: quando Dio ci guarda, deve trovare riposo, consolazione e diletto. Deve compiacersi, come mamma e papà si compiacciono (dovrebbero) del loro bambino.
In mezzo a tante brutture, soprattutto, noi dobbiamo essere bellissimi. O almeno “graziosissimi“. In senso umano e spirituale.
Era questo che intendevi, santa Teresina, quando parlavi di infanzia spirituale??
Sì, sono Io. Non temere. Tu neppure te ne accorgi di quali verità divieni canale. Come l’uccellino sul ramo che canta felice quel canto che da millenni Dio ha messo nella sua piccola gola, e non sa perché escono quelle date note e non altre, e non sa di dire con quelle il suo nome e il nome del suo Creatore, così tu ripeti quella Parola che parla in te e non sai neppure quanto essa è profonda nelle sue enunciazioni.
Ma resta così: bambina. Amo tanto i bambini. Lo hai visto. Non m’hai visto ridere altro che con essi. Essi erano per Me la mia gioia d’Uomo. La Madre e il Discepolo, la mia gioia d’Uomo-Dio e di Maestro. Il Padre, la mia gioia di Dio. Ma i bambini il mio sollievo giocondo sulla Terra tanto amara.
Resta così: bambina. Il tuo Salvatore, schiaffeggiato da tanti uomini, ha bisogno di rinfrescare le sue gote sulle gote dei bambini. Ha bisogno di appoggiare la sua fronte su dei capi che sono amorosi e senza malizia.
Vieni, piccolo Giovanni, dal tuo Gesù. E restami sempre bambina. Il regno dei Cieli è di chi sa avere un’anima di fanciullo ed accogliere la Verità con la fiduciosa prontezza di un fanciullo.
P.S. Stavo rileggendo, ricontrollando, e nel frattempo formattando. Quando sono arrivata alle parole di Gesù, a queste parole: “non sa di dire con quelle il suo nome”, il mio cuore ha sussultato. “Non sa di dire con quelle il suo nome“… quando realizziamo quello per cui siamo stati creati, come credo di star facendo io, in questo momento che (de)scrivo, veramente arriviamo vicini a conoscere il nostro nome nuovo4You can google it, in modo da trovare – in primis – i versetti biblici correlati.. O almeno, oggettivamente realizziamo quello che esso significa. E quale sarà, il mio nome? Cosa significherà? So5No presunzione: è retorica! Non lo “so”, propriamente; lo “intuisco”, credo… solo che Dio mi ha chiamata per questo. Per fargli eco… “non sa di dire con quelle il suo nome”… “e il nome del suo Creatore“.
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